Gli Affreschi

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Un ambiente raffinato e poderoso come il "Castello" Flotta richiedeva un'opera monumentale destinata ad imporsi alle posterità, a testimonianza dell'essere un luogo memorabile per fasto e feste. nessun particolare è stato trascurato. L'armonia delle forme, la delicatezza e la lucentezza dei colori, la regolarità del disegno, la penetrante caratterizzazione , la precisione nella resa dei costumi e nel senso delle proporzioni ha il reso il castello Unico nel suo genere. Concepito come un quadro da cavalletto per la minuziosa ricerca dei dettagli, in tutto il ciclo di affreschi, le figure sono ben delineate secondo i loro attributi , eseguiti secondo i canoni della migliore tradizione pittorica.


Il bacino culturale che ha ispirato il ciclo del castello comprende uno sviluppo temporale di due secoli ma tradisce una matrice prettamente seicentesca, e si estende geograficamente su tutta la penisola , da Venezia a Roma, da Firenze a Napoli, culminando nella Versailles del "grand siècle".


I riferimenti artistici spaziano dal conosciuto e celebrato, con i Carracci, Reni, Tiepolo, Canaletto, attraverso il pennello di Luca Giordano, Le Brun e Boucher, fino ai meno noti dipinti di Fischietti, Carpioni, Ferretti e Houasse.


Allo stesso modo tra i palazzi che hanno ispirato l'intervento pittorico si annoverano il palazzo Medici Riccardi di Firenze e i romani Farnese e Rospigliosi, ma anche il Pucci fiorentino o il Casacalenda di Napoli.


Al castello le lunette, i tondi decorativi e gli strappi ovali si alternano a quattro affreschi di grandi dimensioni, concepiti come "quadri riportati" cioè senza tener conto del fatto che vadano visti dal basso, in linea con le scelte di Guido Reni.


Il ciclo culmina nell'apoteosi di Ercole, questa volta prospettica, del grande soffitto della Sala san Marco, corredata da due distinte visioni di Venezia, che richiamano il santo eponimo. Il tema generale della decorazione, che mira a rendere unitario il suo multiforme sistema referenziale, rinvia all'immaginario mitologico, attraverso il canovaccio delle metamorfosi di Ovidio, la cui circolazione fu rinnovataproprio nel XVI secolo.


Esse descrivono, attraverso le trasformazioni di personaggi mitologici, le quattro età della terra e del genere umano, configurandosi come uno dei più importanti veicoli di trasmissione della mitologia classica nelle arti figurative. La tematica olimpica inoltre rimanda al contesto epitalamico che si intende richiamare in questa sede, rinviando a quello celebrativo dei banchetti e delle feste nuziali, per rievocare lo spirito delle antiche apoteosi familiari.


All'universo mitologico - mediante le relative personificazioni si collegano anche le lunette rappresentanti le Stagioni, discendenti dalle mitiche Horai, arcaiche divinità del Pantheon greco legate alle mutazioni climatiche ma anche propiziatrici di matrimoni e nascite, la cui iconografia conobbe vasta fortuna del Rinascimento soprattutto nelle decorazioni parietali di nobili ville.


Le vicende della vita umana si dispiegano attraverso le sale, esemplificate da episodi mitologici, posti in relazione agli elementi della natura e al succedersi delle stagioni. L'intero ciclo diviene in tal modo un'allegoria naturalistica della Terra, dell'avvicendarsi temporale dell'amore che muove gli elementi e ha potere universale sugli dei, secondo il principio virgiliano dell' Omnia vincit Amor, e mira a creare una comunità tra la quotidianità e le divinità olimpiche che corredarono le più note celebrazioni del passato.

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